Una diga, un bosco, un piccolo paese di montagna vicino al confine, un rifugio: è questo il luogo che ospita "Polvere e Segni".
Il tempo non è esplicitato, ma è chiara la situazione in cui si trova il paese: tensione, guerra e dittatura. Sono proprio questi i temi sullo sfondo che dominano il racconto e condizionano la vita di tutti i personaggi. La paura del domani, il controllo da parte del regime della vita dei cittadini, la censura delle notizie, la repressione della ribellione.
Tutto questo è denunciato dai personaggi, che, con i loro racconti e soprattutto con le loro domande, esprimono il loro desiderio di cambiamento.
La voce di un Narratore misterioso accompagna tutto il racconto, supportato dagli speaker radiofonici dello Stato.
Eppure gli abitanti del villaggio, nonostante le continue domande che si pongono, non si affidano alle voci della radio, ma a Zvone, caporale e gestore del rifugio che custodisce la diga.
Ed è proprio Zvone il punto di riferimento di ciascun personaggio, la sentinella che veglia su tutti, anche se nemmeno lui conosce le risposte alle domande.
Ma forse è proprio questo il senso.
Perché, come canta Guccini nella canzone che ispira lo spettacolo: "Ora capisco il mio non capire che una risposta non ci sarà, che la risposta sull'avvenire è in una voce che chiederà: Shomér ma mi-llailah?".
Sentinella, quanto manca della notte?